L’autore del libro ”Morire per uno stipendio” mostra le ricadute sul nostro fisico di una condizione prolungata di stress lavorativa.
Odiare il proprio lavoro, trovarsi a disagio con il capo e con i colleghi è una condizione comune. Una situazione di stress che, se prolungata, ricade sulla salute del corpo e sull’equilibrio psichico. A rivelare le conseguenze di questa particolare condizione è Jeffrey Pfeffer, in uno studio dal titolo eloquente: “Morire per uno stipendio“. Nel libro Pfeffer ha dichiarato come solo negli Stati Uniti la cattiva gestione del personale abbia prodotto un aumento di otto punti percentuali delle spese sanitarie ed un numero di morti che raggiunge i 120mila. Ma quali sono i sintomi di stress da lavoro? L’insonnia è spesso uno dei primi campanelli d’allarme. Spesso chi ne soffre si sveglia durante la notte per le preoccupazioni legate al lavoro. Anche l’emicrania è ricorrente con tensioni al collo, spalle e alla testa; segni di contrazione del corpo di fronte ad una condizione di stress. Il tutto si accompagna a dolori muscolari, provocati dal rilascio del cervello di adrenalina e di altri ormoni dello stress causando dolori diffusi.
A peggiorare è anche la salute mentale, che spesso si aggiunge a patologie psicologiche pregresse, come l’ansia. I disturbi conseguenti a ingiustizie o stress lavorativi possono portare a ricadute variegate, tra cui un’alimentazione eccessiva fino alla depressione. Il tutto porta anche ad un senso di spossatezza generale, affaticamento, problemi allo stomaco con dolori improvvisi, gonfiore intestinale e costipazione. Si tratta delle dirette conseguenze dello stress sulla flora intestinale e di conseguenza sull’umore.