Un terremoto ”lento” ha interessato l’area a nord ovest della penisola anatolica; un movimento lento, ma significativo che non ha prodotto violente scosse sismiche.
Nell’estate del 2016 un forte terremoto ha colpito una vasta zona della Turchia nord occidentale; nulla di nuovo per un’area a forte rischio sismico come la penisola anatolica, se non fosse per la durata della scossa. Il terremoto si sarebbe sviluppato per ben 50 giorni, senza essere percepito da nessuno. Secondo una ricerca pubblicata sulla celebre rivista Earth and Planetary Science Letters, quello avvenuto in Turchia era un terremoto ”lento”, un cosiddetto ”slow-slip event”. Si tratta di eventi che si sviluppano a seguito all’accumulo tensioni sulla crosta con movimenti graduali che si sviluppano sulle faglie ed onde sismiche deboli e senza effetti distruttivi. Sono terremoti ” fantasma” spiegano gli esperti della Geomeccanica al German Research Centre for Geosciences di Potsdam, in Germania.
Il fenomeno è stato scoperto nell’area di subduzione della Cascadia, nell’area costiera nord occidentale deggli Stati Uniti nel 2000 e successivamente in Nuova Zelanda. In pratica i terremoti lenti generano la stessa potenza dei ”classici” sismi, ma in un periodo maggiore, un arco di tempo così prolungato da non generare nessuno scatto improvviso superficiale. Un altro terremoto di questo tipo fu registrato in Alaska, dove un sisma di magnitudo 7.8 gradi, ebbe una durata di nove anni. Un’altra delle caratteristiche dei terremoti lenti è l’impossibilità di essere registrati attraverso le onde sismiche ”classiche”. Solo una serie di attente verifiche GPS possono rivelare le deformazioni superficiali prodotte.