Nelle zone a maggiore densità sismica la presenza di venature d’oro sarebbe molto più frequente. Ecco perché.
I maggiori depositi di oro si trovano solo in specifiche aree del pianeta, forse non a caso. A rivelarlo è una ricerca dell’Università di Brisbane in Australia, pubblicata sulle pagine di Nature Geoscience. Secondo gli studiosi il processo che porta alla creazione del metallo prezioso sarebbe molto rapido; il tempo di un terremoto. Le scosse sismiche, infatti, portano al passaggio dell’oro dalle falde acquifere allo stato solido di deposito. Il processo non è del tutto chiaro, ma l’ipotesi maggiormente accreditata indica nel cambiamento repentino di pressione l’origine del fenomeno: la cosiddetta depressurizzazione. Durante le scosse, infatti, la pressione sotterranea può passare da livelli molto alti a quelle presenti in superficie; una modifica repentina.
Basta un terremoto di magnitudo 4 a provocare il rapido passaggio da 290 megapascal a 0,2, alla profondità di undici chilometri. Quando l’acqua ricca di minerali, a circa 390 gradi, è soggetta a quel tipo di caduta di pressione, spiegano gli esperti, si ha una veloce vaporizzazione con conseguente cristallizzazione dei minerali presenti all’interno di essa. Attraverso una serie di modelli, i ricercatori hanno dimostrato come i terremoti possano produrre la deposizione di ingenti quantità di oro, anche in caso di sismi di debole entità. Di conseguenza aree in cui in milioni di anni si sono susseguite anche migliaia di terremoti all’anno, in un unico sistema di faglia, potrebbero nascondere ingenti quantità del metallo prezioso.