La dieta flexitariana rappresenta, secondo gli studiosi, una delle ultime speranze per salvare il pianeta. Lo studio su Lancet.
La salute del pianeta passa anche per il piatto. A confermarlo, ancora una vlta, è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet, firmata dalla ”EAT-Lancet Commission on Food, Planet, Health”, un team di 37 esperti del mondo agricolto, dell’alimentazione e sugli effetti che il clima ha sull’ambiente. L’attuale alimentazione, spiegano gli esperti, sta spingendo il mondo alla catastrofe, a causa di un sistema di produzione che rappresenta una delle fonti maggiori di emissioni serra; ma non solo. Sono 820 milioni le persone che muoiono di fame rispetto ai 2 miliardi di soggetti sovrappeso o obesi. Intanto la popolazione continua ad aumentare e per sfamare i prossimi 10 miliardi di abitanti, previsti per il 20150, e rispettare l’ecosistema, gli esperti consigliano una dieta flexitariana.
Si tratta di una particolare alimentazione basata su verdure, legumi, senza eliminare le proteine di origine animale. Questo tipo di dieta prevede circa 2.500 chilocalorie al giorno, con una quantità di zuccheri dimezzata rispetto alla media attuale. Anche la carne rossa dovrà essere radicalmente abbattuta mentre le dosi di vegetali saranno raddoppiate. La carne rossa consentita è di 7 grammi al giorno, fino ad una quota massima di 14, circa; un quinto delle porzioni attuali in Occidente. Ogni settimana potranno essere consumate circa due porzioni di pesce o pollo, un uovo e 250 grammi di latte (latticini compresi). Il resto del piatto sarà riempito da frutta, verdura, legumi e scarsissime quantità di cereali. Solo in questo modo si ridurrebbero le emissioni nocive legate all’allevamento intensivo, il consumo di suolo sempre più devastante, il CO2 per il trasporto dei prodotti e il consumo di acqua.