Un iscrizione che cambia completamente la storia di Pompei. Poche parole, ma cariche di valore quelle venute alla luce nel corso degli scavi effettuati nella Regio V di Pompei e che, di fatto, ne sposterebbero di alcuni mesi la fine. L’iscrizione, presentata in occasione della visita del ministro Bonisoli, è stata rinvenuta in un ambiente della casa nel quale era in corso un’operazione di ristrutturazione, a differenza delle altre stanze che erano già state rinnovate, indice del fatto che nell’anno dell’eruzione in quel locale ci dovevano essere dei lavori: realizzata a carboncino, andrebbe a supportare la tesi legata al fatto che la spaventosa eruzione che mise fine alla città di Pompei nel 79 dC possa essersi verificata nel mese di ottobre, e non ad agosto.
“E’ un pezzo straordinario di Pompei datare finalmente in maniera sicura l’eruzione. Già nell’800 un calco di un ramo che fa bacche in autunno aveva fatto riflettere, oltre al rinvenimento di melograni e dei bracieri” ha sottolineato il direttore generale Massimo Osanna sottolineando che potrebbe trattarsi della “frase scherzosa di un operaio buontempone” che l’avrebbe scritta “sul muro della stanza in ristrutturazione”. Grazie agli interventi di manutenzione e sicurezza dei fonti di scavo, parte del Grande Progetto Pompei, sono venute alla luce due dimore di pregio caratterizzate da stupende decorazioni e dall’iscrizione che risalirebbe ad una settimana prima ddella grande catastrofe avvenuta, come si ipotizza, il 24 ottobre. La scritta si trova in una stanza nella quale alcuni ambienti mostrano pareti che vennero solo intonacato e altre zone sono invece prive di pavimento, a riprova del fatto che, quando il Vesuvio eruttò, i lavori non erano stati ancora terminati.