Evoluzione da rettili a mammiferi, dai fossili la risposta

Diciotto anni fa Timothy B. Rowe,scoprì dei resti fossili in una formazione rocciosa di Kayenta, in Arizona, riuscì ad asportarlo a fatica in quanto immerso nella roccia e riuscì soltanto astabilirne la datazione, 185 milioni di anni fa, e identificarne la specie, “Kayentatherium wellesi”, cioè un cinodonte, un rettile precursore dei mammiferi.  Con i mezzi attuali Timothy B. Rowe insieme alla ricercatrice Eva A. Hoffman, entrambi dell’Università del Texas ad Austin, grazie alla tomografia compiuterizzata a raggi X ad alta risoluzione, hanno scoperto che la roccia conteneva il cinodonte e 38 cuccioli della stessa specie, presumibilmente una madre con i suoi piccoli.

Un numero così elevato di piccoli è più del doppio della media di ogni cucciolata di mammiferi, ma molto simile a quella dei rettili.
Dall’esame così dettagliato inoltre si è potuto vedere che il cranio dei piccoli era, in scala ridotta, identico al cranio dell’adulto come avviene nei rettili, invece nei mammiferi il muso è più corto e la scatola cranica più grande per un cervello di dimensione maggiore, e che i resti fossili avevano comunque molte caratteristiche dei mmammiferi.

La scoperta ha portato ad una conclusione, che il passaggio da rettili a mammiferi è rilevabile dall’evoluzione del cervello, di dimensione inferiore nei rettili rispetto ai mammiferi, e inversamente proporzionale: più aumentava il cervello meno cuccioli nascevano e che questo abbia portato ad una evoluzione per gradi nel tipo di riproduzione fino ad arrivare al mammifero. La scoperta dei due ricercatori è stat pubblicata su Nature.