Michelangelo era mancino, la scoperta in un autoritratto

Mancino ma ‘costretto’ ad utilizzare la mano destra. E’ la scoperta riguardante Michelangelo, frutto di uno studio recentemente pubblicato da Davide Lazzeri, esperto di medicina nell’arte, su Clinical Anatomy, nel quale si mette in evidenza come Michelangelo continuasse ad utilizzare la mano sinistra nello svolgere azioni di forza come cesellare e scolpire. Un elemento questo che va a confermare i dettagli presenti sulla biografia scritta da Raffaello da Montelupo, assistente di Michelangelo, nella quale si racconta che il maestro del Rinascimento continuasse, pur essendo mancino, a provare ad utilizzare la mano destra, ad eccezione delle azioni di forza. Sin da giovane infatti il pittore si sarebbe esercitato a dipingere utilizzando la mano destra; grazie al lavoro di Lazzeri, che ha confrontato la recente scoperta dell’artrite alle mani che ha colpito Michelangelo, con il tratto impresso nelle sue opere e con l’autroricatura, nella quale lo si vede dipingere con la mano destra, scoperta nel dipinto di Vittoria Colonna, si è arrivati alla ‘soluzione’ del mistero. Intervistato dall’Ansa, Lazzeri ha sottolineato che la prova del fatto che l’artista fosse mancino emerge anzitutto “dall’analisi del tratto dei disegni” ma anche “dallo studio del 2016 in cui ho descritto l’artrite degenerativa che ha colpito la mano di Michelangelo, in particolare la mano sinistra come si evince dai quadri, usata per i lavori di forza come scolpire e cesellare”.

L’esperto ha evidenziato inoltre un altro particolare suggestivo riguardante il modo di lavorare di Michelangelo: “in giovane età intaglia e incide un crocifisso per l’abbazia di Santo Spirito in cui l’iscrizione è dipinta da destra a sinistra, molto probabilmente perché all’epoca era ancora più abile con la mano sinistra nella pittura”. Perchè allora non ha mai utilizzato diffusamente quella mano? a causa dei pregiudizi che in passato colpivano i mancini e che lo hanno portato a celare la propria natura. Pensieri che, ha rilevato Lazzeri, “erano ancora più forti per gli artisti che lavoravano a contatto con il clero”.

(fonte: D. Lazzeri et al, Journal of the Royal Society of Medicine)