Rappresentano un serio problema che non è più possibile sottovalutare. Stiamo parlando degli oltre 21.000 detriti spaziali che vagano attorno alla Terra, molti dei quali potenzialmente pericolosi qualora dovessero precipitare sul nostro pianeta e superare, ancora intatti, l’impatto con l’atmosfera. La stazione spaziale cinese caduta nel Pacifico pochi giorni fa ha riacceso l’attenzione dei media nei confronti dei seri rischi che si corrono oggi a causa dell’altissimo quantitativo di detriti spaziali presenti; oltre al rischio di caduta incontrollata provocando danni potenzialmente gravissimi in aree abitate, potrebbero infatti andare a schiantarsi anche contro i satelliti attivi intorno alla Terra oppure rendere alcune orbite impraticabili, impedendo in tal modo di rilasciare nuovi satelliti in esse.
Come affrontare il problema? non tutti sanno che esiste una commissione internazionale chiamata Iadc (Inter-Agency Space Debris Coordination Committee), il cui compito è quello di stabilire le procedure che occorre seguire nel momento in cui un satellite viene dismesso facendo ad esempio disintegrare i frammenti più piccoli nel rientro nell’atmosfera oppure trasferendo nelle cosidette orbite cimitero i detriti più grandi, in modo tale che non possano arrecare pericolo. Da 60 anni fa, periodo del lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale che ha dato ufficialmente inizio all’Era spaziale, i detriti hanno cominciato ad accumularsi in orbita diventando 16mila, per quanto riguarda quelli di dimensioni superiori ai 10 cm. Ma ci sono frammenti di ogni tipo anche di dimensioni ridotte, basti pensare che i più grandi di un millimetro sono almeno 300 milioni. Non mancano poi oggetti smarriti dagli astronauti, quali chiavi inglesi, forbici o guanti, durante le passeggiate spaziali. Ricordiamo che nel 1979 in Australia è caduto lo Skylab, 77 tonnellate di peso e 25 metri di lunghezza.