Sempre più vicini alla produzione di energia attraverso la fusione nucleare? A quanto pare si, stando al nuovo progetto del Massachusetts Institute of Technology intenzionato a rendere disponibile, entro i prossimi quindici anni, la fusione. Un obiettivo concreto per realizzare il quale è stata di recente costituita anche un’azienda chiamata Commonwealth Fusion Systems, nella quale figurano come partecipate anche l’Eni con un budget complessivo di 50 milioni di dollari, messi in campo per realizzare, sfruttando i superconduttori ad alta temperatura, la fusione. Secondo il Mit infatti i superconduttori potrebbero consentire di dar forma un reattore di dimensioni più contenute e dal prezzo più basso rispetto ai progetti in corso; risulterebbe inoltre anche più facile da costruire rispetto a quello in via di sviluppo da parte del progetto internazionale Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor) nella Francia meridionale.
Il Mit punta a trasformare in elettromagneti di grandi dimensioni i superconduttori: questo permetterebbe di generare potenti campi magnetici che andranno a sollevare e confinare la materia, o plasma, ottenuta durante il processo di fusione nucleare, evitando in tal modo che possa entrare in contatto con le pareti della struttura che la ospita. Senza i campi magnetici che consentono di contenerla infatti, la struttura si scioglierebbe a causa delle altissime temperature di questa forma della materia. Ed in meno di dieci anni dovrebbe essere pronto ed operativo un primo prototipo di un reattore, base di una centrale pilota che andrà a produrre un quantitativo di energia di circa 200 megawatt. Secondo i ricercatori e gli esperti impegnati nel progetto del resto la vera fonte energetica del futuro è proprio la fusione poichè completamente sostenibile; inoltre non rilascia scarti nè emissioni e potrebbe addirittura essere inesauribile. Per tali ragioni si cerca di lavorare in tal senso e raggiungere il traguardo della produzione di energia da fusione nucleare in tempi brevi.