Nel corso dei millenni l’area del Circolo Polare Artico si è trasformata in una colossale riserva di carbonio. Si tratta del risultato di un processo molto lungo che ha visto le piante, che popolavano la zona, morire senza decomporsi del tutto. I resti degli antichi vegetali sono finiti al di sotto del permafrost. Oggi questi antichissimi strati si avvicinano alla superficie rilasciando l’anidride carbonica, in seguito all’attività di decomposizione microbiotica. Insomma il risultato di questo lunghissimo processo è il rilascio di grandi quantità di CO2 nell’atmosfera; un fenomeno che andrebbe ad aggravare il bilancio emissioni dannose.
A rivelare il fenomeno è una ricerca dell’Università di Amsterdam che ha analizzato il livello di emissioni di carbonio nell’ambiente artico. Gli esperti hanno rilevato significative quantità di anidride carbonica nei fiumi e nei laghi dell’area datando le sostanze, attraverso il radiocarbonio, all’epoca preindustriale. Il processo di rilascio del carbonio del sottosuolo rappresenta un meccanismo del tutto normale per il nostro pianeta. Da sempre il carbonio più antico ritorna in superficie mentre gli strati più recenti vengono spinti in basso, attraverso un processo chiamato crioturbazione. Insomma si tratta di un fenomeno di ”rimescolamento del suolo” sempre esistito; troppo presto affermare se la quantità di emissioni sia, oggi, superiore al passato per effetto del riscaldamento globale.