Un aumento record delle ”zone morte” è stato registrato dagli esperti in varie aree del mondo. Si tratta di aree dell’oceano in cui l’acqua è del tutto priva di ossigeno rappresentando un ambiente ostile a qualsiasi forma di vita. Il fenomeno, probabilmente irreversibile, è direttamente correlato all’aumento delle sostanze inquinanti oltre ai cambiamenti climatici che riscaldano le temperature dell’acqua. A pubblicare la notizia è una ricerca del Global Oxygen Network, un team di esperti dell’UNESCO. All’origine del fenomeno, a detta degli esperti, ci sarebbero innanzitutto i fertilizzanti utilizzati in agricoltura.
Il caso più lampante è quello del Golfo del Messico dove la zona morta si è estesa per ben oltre 13mila chilometri quadrati. All’origine della desertificazione dell’ecosistema marino in America settentrionale sono i veleni usati nell’agricoltura americana e trasportati nell’oceano attraverso il Mississippi. Ma il fenomeno coinvolge l’intero pianeta, con zone morte che raggiungono un’estensione totale pari a quella dell’Unione Europea. Si tratta di un effetto dell’inquinamento che alla lunga, avvertono gli scienziati, provocherà danni incalcolabili, sia dal punto di vista economico che sociale.