La formazione delle nuvole sul pianeta Urano è influenzata dall’attività magnetica del Sole con cambiamenti anche del colore del pianeta. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dalle università inglesi di Oxford e di Reading che hanno analizzato ciò che accade al pianeta quando i raggi cosmici ne attraversano l’atmosfera. Ne consegue che anche dal nostro punto di vista il lontano corpo celeste ci appare più o meno luminoso, a seconda delle condizioni. La ricerca si è basata su una lunga serie di osservazioni realizzate dai telescopi dalla Terra e dalla sonda Voyager 2 avvicinatasi al pianeta tra 1972 e il 2015. Dai dati è emerso come il corpo celeste sia condizionato dalle diverse fasi solari, di durata undecennale, durante le quali il Sole passa dalla minima alla massima attività.
Il fenomeno si basa su due distinti processi. Uno prettamente chimico e prodotto dalla concentrazione dei raggi Uv nell’atmosfera. Si tratta di un fenomeno che spinge la colorazione di Urano a cambiare nel corso del tempo. L’altro meccanismo, invece, è dovuto all’interazione tra il campo magnetico con le radiazioni e la capacità del sistema di difesa di proteggere il pianeta. Nelle fasi di maggiore attività solare lo schermo di Urano mostra un’attività superiore; in questa fase le particelle entrano con maggiore profondità nel pianeta modificando il processo di formazione delle nuvole. Si tratta di un fenomeno presente sul nostro pianeta, ma anche sul ”gemello ghiacciato” di Urano: Nettuno, il pianeta più lontano dal Sole del nostro Sistema Solare.