Un nuovo batterio si aggiunge alla lista, sempre più affollata, di agenti patogeni in grado di resistere agli antibiotici. Si tratta della Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice, o più semplicemente Kpc, un batterio che ha dimostrato di essere in grado di resistere all’azione degli antibiotici nel 50% dei casi, anche i più potenti. A spiegare i rischi relativi all’azione del Kpc e dell’uso smodato degli antibiotici è la Sita, la Società Italiana di Terapia Antinfettiva, nel corso dell’International Meeting on Antimicrobial Chemotherapy in Clinical Practice.
Sono le continue mutazioni del patrimonio genetico a rendere i batteri resistenti agli antibiotici. Il Kpc, in particolare, è responsabile di vari tipi di infezioni, sia urinarie e che polmonari, ed è sempre più resistente anche agli antibiotici dell’ultima classe, considerati i più efficaci in assoluto. La soluzione, usata fino ad ora, è un insieme di farmaci attraverso un’azione combinata (terapia di combinazione). Ma il 50% degli infettati, secondo i dati, continua a morire. Per gli esperti il modo migliore per combattere l’azione dei superbatteri come il Kpc è la prevenzione attraverso un uso consapevole e moderato degli antibiotici mentre la ricerca è continua ad impegnarsi nel trovare il cocktail di farmaci più efficace.