Uno dei maggiori alleati della vita sulla Terra è il campo magnetico. Lo scudo contro le radiazioni prodotte dalle numerose esplosioni cosmiche è essenziale per la nostra esistenza. La presenza del campo magnetico, però, non è sempre garantita al 100% e numerosi squilibri sono stati registrati nel corso degli anni. E’ il caso dell’area meridionale dell’Oceano Atlantico che ha visto diminuire del 10% la protezione; ma tutto ciò è nulla in confronto a quello che è accaduto 3.000 anni fa nell’area del Medio Oriente quando il campo magnetico aumentò del doppio. Lo stravolgimento durò all’incirca un trentennio e portò a significative ricadute per gli abitanti dell’area.
La scoperta è avvenuta in seguito alle analisi dei reperti in rame tra la Giordania ed Israele risalenti a tre millenni fa. Si tratta di un metallo essenziale per comprendere l’entità del campo magnetico perché ne conserva le tracce durante la fase di solidificazione. Le variazioni registrate nell’area del Medio Oriente sono state comparate con i dati ottenuti dai reperti provenienti dall’India, dall’Egitto e da Cipro dove però la situazione appare del tutto normale. Generato ad una profondità di tremila metri, il campo magnetico è il frutto dei moti convettivi del ferro fuso. Ed è proprio il metallo con un accelerazione del flusso tra le cinque e le dieci volte. Un cambiamento che dimostra come lo scudo magnetico possa essere, in determinate situazioni, tutt’altro che stabile.