Sono trascorsi ormai decenni da quando le Isole Marshall furono teatro dei test nucleari americani, tra il 1946 ed il 1958, un periodo lungo per l’evoluzione della storia dell’uomo, ma non per gli effetti della radioattività ancora presente nell’arcipelago oceanico. E’ di cento volte superiore alla media la contaminazione delle acque della falda e nei sedimenti oceanici secondo gli esperti della Woods Hole Oceanographic Institution. Gli studiosi hanno analizzato l’acqua delle lagune, quella presente in cisterne e pozzi rilevando la concentrazione degli isotopi di radio e la presenza di plutonio. Quest’ultimo è presente in quantità spaventosamente alta mentre il cesio è pari al doppio rispetto ai valori normali.
La falda, in generale, si presenta in condizioni migliori rispetto ad altri siti come i sedimenti oceanici che, invece, presentano ancora alte concentrazioni di materiale pericoloso. Oltre la metà del plutonio rilevato nella laguna sull’isola di Runit, ad esempio, è il prodotto dei sedimenti dell’oceano e dei coralli. Insomma l’inquinamento arriva per la gran parte dall’Oceano i cui fondali porosi hanno assorbito la radioattività disperdendola ancora oggi, a decenni di distanza, verso la costa. Il tutto è alimentato dall’innalzamento del livello dell’oceano.