Le eruzioni dei vulcani lungo le coste del Pacifico ed a latitudini tropicali sono in grado di innescare ed alimentare El Niño. A renderlo noto è una ricerca dell’Università Rutgers-New Brunswick sulla base di simulazioni e modelli matematici. E’ l‘eruzione, nel 1991, del vulcano Pinatubo nelle Filippine a permettere di individuare le correlazioni tra i due fenomeni. In pratica l’espulsione, nell’atmosfera, di tonnellate di anidride solforosa porta alla nascita di una nube che, nella stratosfera, blocca l’arrivo dei raggi solari raffreddando la superficie del pianeta. Il tutto produce un effetto a catena che porta alla nascita di El Niño, un fenomeno che si manifesta periodicamente provocando pesanti siccità in alcune aree e piogge disastrose in altre, oltre ad una generale modifica della circolazione atmosferica nel mondo.
Gli studiosi hanno individuato le più gravi manifestazioni del fenomeno in occasione delle eruzioni del vulcano Santa María, in Guatemala, nel 1902, del Monte Agung, in Indonesia nel 1963, di El Chichón nel 1982 e, come detto, nella più recente del Pinatubo. La concentrazione di anidride solforosa nell’aria rappresenta il valore fondamentale per gli esperti da valutare per tentare di prevedere l’entità del fenomeno. Riuscire a prevederlo rappresenterebbe un notevole vantaggio per i contadini che sarebbero in grado di regolare le coltivazioni soprattutto nelle aree costiere del Pacifico, le più penalizzate dal fenomeno.