Il disastro nucleare di Fukushima ha lasciato tracce anche nella sabbia. Una notevole concentrazione di cesio-137, prodotto nel 2011 dall’incidente nella centrale nucleare, è stata individuata, infatti, nella sabbia di otto spiagge, ad una distanza di circa cento chilometri dal punto del disastro. Particelle della sostanza radioattiva sono state individuate anche nelle nelle falde acquifere sotterranee, in una concentrazione superiore di dieci volte. La notizia non rappresenta una sorpresa per gli esperti dell’Università giapponese di Kanazawa che, sul giornale dell’Accademia Americana di Scienze, hanno rassicurato sui rischi per l’uomo, visto che ”nessuno ha bevuto quell’acquea sotterranea”. Secondo le prime ricostruzioni, il cesio-137 prodotto dall’incidente di Fukushima, è giunto sulla spiaggia attraverso le correnti depositandosi sui granelli e poi verso le falde sotterranee.
Secondo gli esperti la quantità di acqua contaminata che giunge dall’oceano sulla costa, sulle spiagge e nelle falde è destinata a rimanere alta ancora per anni anche se a livelli drasticamente inferiori rispetto al 2011. Gli studiosi hanno scoperto, però, come i granelli di sabbia siano in grado di trattenere il cesio-137 con ricadute sull’acqua delle falde salmastre in profondità. Uno studio che dovrà essere preso in attenta considerazione alla luce degli oltre duecento reattori nucleari operativi nel mondo sulle coste.