Non tutti i movimenti di faglia producono terremoti. Nella zona dell’Appennino settentrionale gli esperti hanno individuato una serie di movimenti silenziosi della crosta, un fenomeno già avvistato in passato sul Pollino. L’area interessata è l’alta Valle del Tevere, in una zona interessata dallo sciame sismico del 2013. E proprio il monitoraggio dei terremoti del 2013 ha consentito agli esperti di individuare il fenomeno dei ”terremoti lenti”. I dati registrati dalle reti sismiche ad alta risoluzione sono stati resi noti sulla rivista Geophysical Research Letters dall’INGV ed hanno permesso di aggiungere un ulteriore tassello sulla conoscenza del fenomeno dei movimenti silenziosi di faglia.
Dalle informazioni raccolte emerge come l’area a nord degli Appennini sia stata coinvolta in un movimento di distensione di cinque millimetri verso nord-est in sei mesi, nell’ambito di un processo di distensione tettonica a lungo termine. Il fenomeno ha coinvolto due segmenti di faglia nel piano della faglia Altotiberina, collocati nei primi 5 chilometri di profondità. L’area più superficiale, ad una profondità fino a 2 chilometri, è stata interessata da un movimento a scorrimento ”asismico” mentre quella più profonda, tra i due ed i cinque chilometri, ha prodotto un comportamento misto, sia sismico che asismico, come spiega Enrico Serpelloni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il particolare comportamento delle faglie spiega come l’area non sia stata coinvolta storicamente in terremoti di forte entità.