I dati sul terremoto che ha colpito lunedì 21 agosto l’isola di Ischia hanno fatto discutere fin da subito. Troppo bassa la magnitudo, inizialmente fissata a 3.6 gradi e troppo lontana l’origine della scossa per arrecare i danni registrati nell’area di Casamicciola Terme. Ed i dubbi sono stati in parte confermati dalla prima correzione dei dati dell’INGV che, dopo mezzanotte, rendeva noto una magnitudo di quattro gradi, un epicentro a tre chilometri dalla costa ed una profondità della scossa di cinque chilometri, contro i dieci pubblicati in precedenza; ma non basta. Dopo quattro giorni arriva un nuovo ”ritocco” dei dati, forse quello definitivo, o almeno si spera. Il terremoto che ha colpito l’area a nord ovest dell’isola di Ischia non si è generato in mare, ma in via Santa Barbara, nel cuore del comune di Casamicciola ed a una profondità davvero ridotta, pari a 1,73 chilometri.
La magnitudo è stata confermata, invece, a quattro gradi. A paventare un probabile errore dei dati dell’INGV erano stati in tanti. Giuseppe Luongo, professore emerito di Geofisica della Terra solida all’Università Federico II, aveva già annunciato, sulle pagine de Il Mattino, come le prime rilevazioni fossero del tutto errate, come anche i dati della prima correzione. Per il docente la profondità ipocentrale non poteva che essere inferiore ai tre chilometri. Nella zona, infatti, ad una profondità maggiore, la temperatura è superiore ai 400 gradi, una condizione che impedisce alle rocce ”un comportamento fragile” e la conseguente produzione di terremoti.