La ”Zona Morta’‘ del Golfo del Messico ha raggiunto un nuovo record. A rivelarlo è uno studio della NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense. E’ di 13mila chilometri quadrati l’estensione dell’area che risulta una delle più vaste mai osservate al mondo. Si tratta di un’ampia porzione di oceano nella quale la concentrazione di ossigeno è vicina allo zero, una condizione che impedisce lo sviluppo di qualsiasi forma di vita. A sopravvivere in questo ambiente particolarmente estremo sono i batteri e le alghe la cui putrefazione ruba l’ossigeno alle altre specie animali spingendole a fuggire o a morire. Insomma una specie di deserto in cui poco o nulla può sopravvivere.
Era di ottomila chilometri quadrati la grandezza media della Zona Morta del Golfo del Messico fino a pochi mesi fa, un’estensione che già rappresentava un record mondiale, ma che ha registrato un ulteriore boom nell’ultimo periodo. Ma cosa ha provocato la nascita e la successiva espansione della Zona Morta? L’allevamento nella aree interne produce tonnellate di fertilizzanti che vengono scaricate regolarmente nei fiumi. In pratica è la coltura di soia e mais destinata all’alimentazione del bestiame a produrre la maggior parte dell’inquinamento che viene riversato nel Mississippi e quindi Golfo del Messico. La presenza di nitrati nelle acque reflue favorisce la proliferazione di alghe e batteri che, come abbiamo visto, produce effetti devastanti sull’ecosistema oceanico. E la ricadute si sentono anche sulla produzione ittica con i prezzi dei gamberetti aumentati a livelli record.