L’onda di tsunami che ha colpito la Groenlandia nel mese di giugno è stata una delle più imponenti mai osservate. Un’enorme massa d’acqua si è riversata sulle coste dell’isola abbattendosi sulle case di un villaggio di pescatori uccidendo quattro persone. A studiare le caratteristiche del fenomeno è stato un team di esperti guidati da Hermann Fritz della Georgia Institute of Technology, dal vulcanologo Thomas Giachetti e Scott Anderson, ingegnere geotecnico. Attraverso l’utilizzo di un modello in tre dimensioni gli esperti hanno confermato l’origine dello tsunami che non sarebbe da ricercare in un terremoto, come ipotizzato in precedenza, ma da una frana di 1.000 metri che, gettandosi nel fiordo Karrat ha provocato dapprima un terremoto e successivamente l’onda.
Lo tsunami generato ha avuto una velocità incredibile percorrendo la distanza equivalente ad un campo di calcio in un secondo. Sono bastati cinque minuti all’ondata per giungere al centro abitato, una rapidità che non ha dato la possibilità ai pochi abitanti di mettersi al riparo. Ma il pericolo potrebbe non essere finito. Secondo gli esperti, infatti, un’altra faglia potrebbe presto staccarsi dallo stesso sito e riversarsi in mare con nuovi effetti devastanti. Quello della Groenlandia è lo tsunami più potente osservato fino ad oggi. Fino ad oggi solo le onde che hanno colpito il Giappone nel 2011 avevano avuto una simile.