Un satellite dalla potentissima luminosità è stato lanciato nell’orbita terrestre il 14 luglio scorso. Si chiama Mayak ed è il frutto dell’ingegneria russa. Lanciato con un razzo Soyuz, il satellite è stato rilasciato nello spazio insieme a Kanopus-V-IK un dispositivo destinato all’osservazione del nostro pianeta dall’alto. Ma erano ben settantadue i satelliti lanciati grazie ad un unico razzo dall’agenzia spaziale russa, una quantità davvero impressionante. Ma è Mayak, in russo ”faro” a destare maggiore curiosità, soprattutto quando a breve spiegherà le vele formando un tetraedo, con lati lunghi 275 centimetri.
Lo scopo del satellite è di testare una tecnica che permetterebbe anche ad un dispositivo di grandi dimensioni di scendere ”dolcemente” in orbita. Ed è proprio per diminuire la velocità di discesa che la vela sarà impiegata dal satellite. L’apertura del componente consentirà al velivolo di bruciare nello spazio evitando di trasformarsi in uno dei tanti pericolosi rifiuti orbitanti intorno al nostro pianeta. La vela si compone di un materiale altamente riflettente che, in determinate condizioni, proietterà verso la Terra una forte luminosità nel cielo notturno seconda, per intensità, a quella della Luna.