Anche la centrale nucleare di Chernobyl vittima degli hacker. Nell’ambito di un imponente attacco ai sistemi informatici di Russia ed Ucraina chiamato Petya, i dispositivi degli impianti che monitorano i livelli di radiazioni dello stabilimento ucraino sono stati messi, in parte, KO. Risultano funzionanti, invece, i sistemi interni. Al pari del recente ”Wanna cry” delle settimane scorse, anche l’attacco hacker Petya prevede un riscatto in cryptovalute per liberare i computer dal blocco. Si tratta, secondo la società di sicurezza informatica Group-IB, di un virus ransomware, in grado di disattivare i pc rendendone inaccessibili i file contenuti all’interno della memoria.
Ad essere colpiti dall‘attacco, oltre alla centrale di Chernobyl, anche il sito ufficiale della compagnia petrolifera Rosneft, della compagnia navale Maersk, dell’azienda pubblicitaria WPP e la Saint-Gobain. Nelle ore successive ai primi attacchi, Petya ha colpito anche negli Usa infettando il sistema operativo di Merck, un’importante compagnia farmaceutica ed in Germania la Deutsche Post, oltre alla Nivea ed alla Mars, la famosa compagnia produttrice delle barrette di cioccolato. Attaccato, infine, anche il sito del governo ucraino. Insomma uno dei più significativi virus ransomware mai registrati negli ultimi e che pone sui livelli di sicurezza e protezione dei siti pubblici e privati in tutto il mondo.