Era il 2105 quando le navi da ricerca del NOOA avevano registrato un presenza quantitativamente al di sopra del normale dei pirosomi nell’area del Pacifico orientale. Nessuno poteva immaginare che il fenomeno si sarebbe ripresentato sotto forma di una vera e propria invasione. Se fino a pochi anni fa rappresentavano una rarità anche per gli esperti, oggi i pirosomi avvistati a largo dell’Oregon, da una nave scientifica, sono oltre 50mila in soli due minuti. Ma la presenza dei particolari esseri gelatinosi non coinvolge solo le acque profonde. Non si contano gli spiaggiamenti registrati sulle coste americane con problemi soprattutto alla pesca. Ma cosa sono i pirosomi? Si tratta di organismi multipli zooidi che vivono in simbiosi in colonie ed insieme a batteri bioluminescenti lungo la tunica gelatinosa, da cui deriva il nome ”corpo di fuoco”. Le dimensioni possono variare da pochi centimetri a diversi metri presentandosi, in profondità, come lunghe formazioni gelatinose. Ma cosa ha provocato l’invasione di queste particolari forme coloniali?
E’ il riscaldamento globale ad essere il principale indiziato del fenomeno. L’aumento delle temperature avrebbe modificato fortemente i cicli biologici. Il Pacifico è stato interessato, negli ultimi anni, da un notevole riscaldamento seguito da un crollo delle temperature nell’ultimo periodo. Si tratta di condizioni che avrebbero favorito la presenza di particelle di cui i pirosomi si nutrono. Attualmente non si conoscono le possibili ricadute dell’invasione anche se è un’eventuale moria improvvisa a preoccupare. Un evento che potrebbe provocare, attraverso il processo di putrefazione, una netta diminuzione della presenza di ossigeno nelle acque con conseguenze devastanti sull’ecosistema.