Spazio: il Sole ha un gemello? La teoria di Nemesis

This artist's impression shows one of the three newly discovered planets in the star cluster Messier 67. In this cluster the stars are all about the same age and composition as the Sun. This makes it a perfect laboratory to study how many planets form in such a crowded environment. Very few planets in clusters are known and this one has the additional distinction of orbiting a solar twin — a star that is almost identical to the Sun in all respects.

Secondo una ricerca dell’Università della California e di Harvard, basata su un modello matematico, tutte le stelle nello spazio si formerebbero ”in coppia” in sistemi binari. Si tratta di un particolare fenomeno, confermato dal fisico teorico Steven Stahler e dalla radioastronoma Sarah Sadavoy, che hanno ipotizzato come anche il nostro Sole avesse un gemello nello spazio. E’ la teoria di Nemesis, una vecchia ipotesi rispolverata dagli anni ottanta, ma che non ha mai trovato una conferma ufficiale. La ricerca si è basata sui dati  della Nube di Perseo, considerata dagli esperti come una culla per giovani stelle in formazione. Il censimento delle stelle ha portato alla scoperta di quarantacinque stelle solitarie, diciannove sistemi binari e cinque multipli. Dallo studio delle distanze e della collocazione degli oggetti, attraverso un modello matematico, gli esperti sono giunti alla conclusione che tutte le stelle siano nate in sistemi binari o multipli. E se tutte le stelle nascono con un gemello, che fine ha fatto quello del Sole?
Secondo la teoria di Nemesis che ricordiamo è tutta da dimostrare, il gemello della nostra stella si troverebbe a 500UA di distanza. E’ probabile che qualora il gemello del Sole esista sia, in realtà, una nana bruna la cui crescita sia stata impedita dal Sole che avrebbe ”rubato” il materiale di accrescimento come polveri e gas. L’esistenza di questo pseudo gemello del Sole è stata avanzata, in origine, come una possibile spiegazione dei cicli di estinzioni di massa nella storia della Terra. In pratica l’oggetto si avvicinerebbe periodicamente alla Nube di Oort scagliando verso il centro del Sistema Solare una grande quantità di meteore.