Erano gli anni ottanta quando un terremoto colpì Città del Messico facendo scoprire , nascosto da un albergo, un enorme tempio azteco dedicato al dio del vento. Dopo oltre trentanni l’antica costruzione è stata portata alla luce con accanto lo stadio di Ehecatl-Quetzalcoatle. Uno sport particolare veniva praticato nell’antica struttura: l’ullamaliztli, un gioco che prevedeva l’utilizzo di una palla prodotta dall’albero della gomma. Realizzato tra il 1486-1502, il tempio era teatro, però, anche di una macabro rituale, dimostrato da oltre trenta gruppi di vertebre cervicali.
Le uccisioni era un atto che accompagnava l’antico ”gioco” della palla come descritto da Hernan Cortes nel 1528. L’ullamaliztli era praticato da 3.000 anni come riproposizione della lotta tra la forza del Sole, della Luna e delle stelle. Oggi dello stadio rimane una serie di scalinate e alcune gradinate. La costruzione aveva una lunghezza di cinquanta metri ed aveva diversi funzioni. Nella versione più diffusa, nel gioco della palla centroamericano i giocatori dovevano colpire la palla con le anche, ma in altre varianti era possibile usare anche gli avambracci ed in alcuni casi anche con le racchette ed i bastoni. Le ”partite” avevano significativi connotati rituali e per questo erano accompagnate dai sacrifici.