Al sesto avvicinamento a Giove, la sonda della Nasa Juno è giunta ad una distanza di 3.500 chilometri d’altezza realizzando una nuova serie di immagini spettacolari con una risoluzione di sei chilometri. Grandi nuvole in veloce movimento sono state riprese nell’emisfero nord mentre in quello meridionale gli strumenti della sonda si sono concentrati su alcune macchie chiare caratterizzate da un diametro tra i 30 ed i 40 chilometri che si elevano per oltre cinquanta chilometri rispetto alle altre formazioni nuvolose. Una particolare formazione chiara, in particolare, ha interessato gli esperti che, attraverso le analisi, hanno individuato una presenza di ghiaccio ed ammoniaca, una concentrazione forse dovuta ai moti convettivi che caratterizzano l’area.
Analizzando parametri come la temperatura ed il livello di pressione, gli astronomia hanno ipotizzato come all’interno delle nubi ci siano le condizioni adatte per la formazione di grandine attraverso un meccanismo non molto diverso da quello che caratterizza le nuvole temporalesche della Terra. Ma com’è la grandine di Giove? Dimensioni e soprattutto composizione si differenziano non poco dalla ”nostra” grandine. I grossi chicchi gioviani precipitano verso il basso fino a sublimare, passando dallo stato solido a quello gassoso.