Le inversioni del campo magnetico terrestre sono state davvero tante nella storia del nostro pianeta, basti pensare che 41mila anni fa l’ago della bussola avrebbe puntato verso al Polo Sud, anziché a nord. Me le inversioni non vengono secondo dei cicli precisi: a lunghi periodi di stabilità, anche di millenni, si sono susseguite epoche con repentini mutamenti. Ma come è possibile? Secondo una ricerca di Paula Keolemeijer dell’Università di Oxford sarebbero dei gigantesche corpi lavici, formatisi lungo l’area che separa il nucleo e il mantello terrestre, ad originare il fenomeno.
Alcune aree con densità inferiori, ma temperature maggiori, risalgono continuamente dal mantello verso l’alto raffreddandosi. Si tratta di gigantesche bolle di materiale che condizionano non poco la temperatura del nucleo liquido il quale genera, appunto, il campo magnetico. Risalendo verso l’alto, infatti, si raffreddano ricadendo verso lo strato più interno. Si tratta di un movimento continuo ed ininterrotto che condiziona non poco il processo di raffreddamento del nucleo nei milioni di anni modificando, di riflesso, il campo magnetico terrestre, al punto da innescarne un‘inversione. Ora, grazie alle rilevazioni condotte sui terremoti, si è giunti alla scoperta di due enormi formazioni questo tipo, ma non si esclude che ne esistono molte altre. Ulteriori studi serviranno a confermare o meno l’ipotesi e, nel caso, a scoprire altre ”bolle” di questo tipo.