Due particolari specie di funghi, scoperte in una miniera di rame in Montana, potrebbero rappresentare dei validi alleati nel combattere le infezioni come antibiotici. Si tratta di organismi in grado di sopravvivere in scavi dalla profondità di 540 metri, in pozze d’acqua con un PH di 2.5, praticamente tossiche e con un livello di acidità pari al succo di limone. Le acque sono, inoltre, intrise di metalli pesanti e sostanze velenose filtrate dalle rocce come l’acido solforico, l’arsenico, il cadmio e lo zinco. Un ambiente pericoloso e che pochi mesi fa ha ucciso, in pochi minuti, oltre mille uccelli migratori che avevano cercato un riparo da una tormenta di neve.
I funghi, del genere Penicillium, attraverso una sperimentazione in laboratorio, hanno dimostrato di essere in grado di resistere a condizioni estreme e di produrre una particolare sostanza dotata di una struttura molecolare simile ai macrolidi, una specie di antibiotici. Si tratta del berkeleylactone A, un composto che si è dimostrato in grado di sconfiggere quattro ceppi di Staphylococcus aureus, il batterio dell’antrace, lo Streptococcus pyogenes (una particolare infezione della gola), oltre alla Candida albicans ed alla Candida glabrata. L’azione di contrasto agli agenti patogeni si è dimostrata del tutto differente agli altri macrolidi, ovvero senza inibire la sintesi proteica dei batteri e contrastare i ribosomi. Insomma una sostanza che potrebbe permettere di differenziare l’azione di contrasto alle infezioni degli antibiotici.