Una sentenza che ha destato non poco scalpore quella emessa dal Tribunale di Ivrea il 30 marzo. I magistrati hanno condannato l’Inail al versamento di una rendita vitalizia, pari a circa cinquecento euro mensili, per un uomo colpito da un tumore al cervello dopo aver usato, per oltre quindici anni, il telefono cellulare per tre – quattro ore al giorno. I dettagli della sentenza sono stati resi noti solo poche ore fa dagli avvocati difensori e rappresentano un precedente importante per il riconoscimento del legame tra lo sviluppo del tumore e l’utilizzo del telefono cellulare.
Luca Fadda, il giudice del Tribunale di Ivrea, ha indicato una correlazione tra l’uso prolungato e continuativo del dispositivo mobile ed il cancro benigno, ma invalidante, con un danno biologico permanente che risulta del 23%. I primi sintomi del neurinoma, come spiegato dall’uomo, sono apparsi dopo quindici anni dall’utilizzo del cellulare e si sono manifestati con una sensazione di orecchie tappate. Il tema è, in verità, ancora controverso e poco chiaro. L’Oms ha più volte ribadito come non siano stati riscontrarti effetti ”avversi” dell’uso del cellulare sulla salute con ricerche che si sono concentrate sugli effetti dei campi a radiofrequenza sul cervello, sul cuore ed, appunto, sull’insorgenza di tumori. Nel 2011, però, a seguito di una ricerca dell’International Agency for Research on Cancer, i campi elettromagnetici a radiofrequenza sono stati definiti come ”possibili cancerogeni”.