Restaurato dopo anni di incuria, discussioni sulle competenze e mancanza di fondi, il Santo Sepolcro è stato riaperto al culto grazie ad una colossale serie di lavori. Rafforzate le pareti ricurve dell’edicola, ancorate le colonne con barre di titanio e stabilizzata la muratura che da anni dava segni di cedimento, ora un’altra preoccupazione emerge dal sottosuolo. Secondo il Politecnico di Atene il pavimento del Santo Sepolcro poggia su un substrato incoerente, attraversato da cunicoli sotterranei e danneggiato dal peso dei secoli. Le indagini degli esperti, realizzate grazie ai georadar ed alle telecamere robotizzate, hanno rivelato, infatti, la presenza di macerie delle antiche strutture precedenti e distrutte nei secoli.
Si tratta di un vasto strato di pietre, rocce di vario tipo e diverse cavità. A ciò si aggiungono le terribili condizioni della malta utilizzata per la realizzazione delle fondamenta, ormai quasi del tutto sbriciolata e, come detto, le numerose gallerie, di dubbia utilità, costruite al di sotto della struttura. Insomma la stabilità del Santo Sepolcro non è proprio l’ideale. Basta pensare al fatto che le colonne, dal peso di oltre 22 tonnellate, poggiano da secoli su metri di detriti non compatti. Per ridare sicurezza all’area, un nuovo progetto del Politecnico di Atene, ad un costo di sei milioni di euro, prevede l’eliminazione del pavimento in pietra completamente dissestato, un intervento di consolidamento delle fondamenta e la stabilizzazione dell’intera area.