Quando un anno fa alcuni esperti scoprirono che in alcune aree dell’Isola di Bely, in Siberia, il terreno presentava delle strane bolle che rilasciavano gas sotto pressione, non immaginavano che il fenomeno fosse diffuso in tutta la regione. Non si contano gli avvistamenti di bulgunyakh, come vengono chiamate della popolazione locale le bolle di gas, registrate in questi mesi. Un fenomeno davvero allarmante e che potrebbe immettere nell’atmosfera quantità di gas in grado di accelerare il riscaldamento globale. Le bolle, infatti, se pressate rilasciano una significativa quantità di metano, uno dei gas individuato come responsabili dell’effetto serra.
Ma le caratteristiche delle bolle di gas cambiano da formazione a formazione. Se in alcuni casi lo scoppio produce un piccolo avvallamento nel terreno, una bolla nella penisola dello Yamal ha prodotto un cratere dalla profondità di oltre trenta metri. Una vera e propria voragine dalla quale fuoriesce continuamente metano, segno che il gas non si esaurisce sempre con lo scoppio iniziale, ma continua ad essere sprigionato nel tempo. Secondo i ricercatori le ondate di caldo degli ultimi mesi avrebbero sciolto il permafrost, ovvero il ghiaccio secco sotterraneo liberando il metano nascosto nelle profondità. L’obbiettivo degli esperti è, ora, di mapparle individuando le aree a rischio per i prossimi mesi di caldo.