Da tanti considerata un’alternativa “green” ai classici metodi di riscaldamento domestico, il pellet potrebbe, in realtà, inquinare, quanto o più del carbone. A dimostrarlo è una ricerca del Royal Institute International of Affairs che pone un’altra luce sugli effetti dell’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento. Utilizzare il legno degli alberi tagliati per riscaldarsi non è mai una buona idea secondo i ricercatori visto che i vecchi alberi tagliati vengono sostituiti con piccole e giovani piante impossibilitate a produrre la stessa quantità di ossigeno, ma non solo. I nuovi alberi, per necessità dell’industria, vengono eliminati prima che si sviluppino nella loro interezza con il risultato di squilibrare il sistema.
Ogni albero tagliato, per produrre combustibili come il pellet, secondo i ricercatori, abbatte la quantità di carbonio assorbita con un danno notevole per l’ambiente visto che la CO2 viene rilasciata nuovamente nell’ambiente attraverso le stufe. Risale al 2015, invece, un’altra ricerca del Ministero della Salute, le Arpa regionali e l’Enea che ha sottolineato come la combustione delle biomasse come il pellet provochi il rilascio nell’ambiente di particolato, ossidi di azoto e composti organici volatili in grado di provocare significativi danni alla salute con malattie respiratorie e cancro. Lo studio è stato oggetto di aspre critiche perché non oggettivo sull’attuale stato della ricerca scientifica in merito agli effetti sul clima delle bioenergie. Riportiamo integralmente il testo dell’appello, sottoscritto da 125 scienziati, circa la validità dello studio appena riportato.