Una credenza sempre più diffusa è che gli smartphone, se tenuti in tasca, possano letteralmente bruciare gli spermatozoi limitando la fertilità maschile. In realtà le onde radio emesse dai nostri device avrebbero un’intensità del tutto insufficiente per intaccare l’apparato riproduttivo. Il motivo della credenza riguarda la confusione che spesso viene fatta tra onde radio e raggi X. Anche se in entrambi i casi ci troviamo di fronte a radiazioni elettromagnetiche con una lunghezza d’onda estremamente diversa. I raggi X sono onde a breve raggio e quindi di forte intensità, a differenza delle onde radio che hanno una lunghezza d’onda elevata e perciò molto debole.
Si tratta di una differenza sostanziale spiegata da Hermann Muller, un genetista vincitore del Premio Nobel che analizzò le ricadute sulla fertilità delle onde radio e dei raggi X sulla fertilità dei soldati esposti alle radiazioni. E il calore che emettono gli smartphone? A tranquillizzare anche su questo aspetto è Timothy Jorgensen, ricercatore della Georgetown University nel suo libro “The Story of Radiaton” nel quale ha spiegato come il calore emesso dai device sia, in realtà, il frutto delle reazioni prodotte dalla batteria. Anche per quanto riguarda gli effetti dei raggi X, i ricercatori hanno sottolineato come ne siano necessarie dosi di radiazioni davvero elevate per inibire la fertilità. Anche in caso di “uccisione” degli spermatozoi, l’organismo è in grado di riprodurne altri