La possibilità di carpire qualche segnale in grado di prevedere l’arrivo di un terremoto è da tempo oggetto di studi approfonditi. Dalla presenza di radon ai livelli di acqua nel suolo al comportamento animale fino ai fulmini globulari: gli eventi indicati per presagire l’arrivo di un sisma sono davvero tanti. La luce tellurica, in particolare, è una delle più comuni e da secoli accostata ai terremoti di forte intensità. Note in inglese come earthquake lights, le luci telluriche vengono descritte prima di importanti eventi sismici nei pressi dell’epicentro. Si tratta di fenomeni simili all’aurora boreale ed avvistati in occasione del terremoto a Kalapana (Hawaii), in Giappone, in Cina, ma anche in sismi avvertiti alle nostre latitudini. Era il 4 febbraio del 1783 quando a Reggio Calabria furono descritte da un osservatore “luci di chiarezza tale da emulare lo splendore stesso del sole”; il giorno dopo avvenne un devastante terremoto che rase al suolo la città.
Ulteriori ricerche ne descrivono la presenza a L’Aquila nello studio dal titolo “Statistical and spectral properties of the L’Aquila EQL in 2009“. Ancora molti sono i punti oscuri sul fenomeno. Secondo una moderna teoria le luci telluriche sarebbero il frutto della rottura di legami perossidici in alcune rocce oggetto di tensione. A seguito del processo di ionizzazione, gli ioni raggiungerebbero l’atmosfera ionizzando alcuni strati d’aria. Un’altra tesi descrive, invece, eventuali campi elettrici prodotti dal quarzo sotterraneo. Nel 2014 una ricerca presentata all’American Physical Society, ha posto l’attenzione sulla differenza di potenziale elettrico generato dallo sfregamento tra le rocce con una scarica diretta all’atmosfera. Insomma ipotesi differenti per un fenomeno ancora oscuro.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Luce_tellurica
http://www.focus.it/scienza/scienze/i-segnali-del-terremoto-136479