Un processo lento, ma ininterrotto: è l’allontanamento della costa Adriatica da quella Tirrenica. Un distacco sempre più accentuato ed osservabile dalle rilevazioni GPS. Le prime osservazioni degli esperti sembrano smentire l’ipotesi di un improvviso risveglio di una nuova faglia, ma il distacco di quella che si è attivata con il terremoto del mese di agosto. Una buona notizia che dimostrerebbe come l’energia sprigionata si sarebbe in parte esaurita anche se non si escludono nuovi forti eventi sismici. In sostanza, secondo il sismologo Alessandro Amato intervistato da Il Fatto Quotidiano, i terremoti a cui stiamo assistendo sarebbero dovuto al processo di allontanamento di due metà del nostro paese.
Un fenomeno attivato da centinaia di migliaia di anni e che produce, annualmente, uno spostamento delle due zone di 5 millimetri. La deformazione delle placche comporta un allontanamento delle due zone di un metro: un processo di stiramento della crosta che, però, può trovare, in alcuni casi, la resistenza dell’attrito. Quando le forze si affrontano si giunge fino ad un punto di “rottura” con un’area di faglia che si muove in pochissimo tempo per la distanza che altrimenti avrebbe percorso in un secolo. Il tutto si traduce nei terremoti devastanti a cui stiamo assistendo. Il terremoto in Irpinia, spiega Amato, produsse un movimento di una faglia di ben 40 chilometri con un terremoto che tutti ricordiamo per gli effetti catastrofici in Basilicata e Campania: stesso discorso per il terremoto della Marsica del 1915.