È l’estrema vicinanza di Mercurio al Sole a rendere il pianeta difficilmente esplorabile con gli strumenti a nostra disposizione. La sonda della Nasa Messenger è stata la seconda dopo il Mariner, ad avvicinarsi al pianeta riuscendo a determinare, con grande precisione, le caratteristiche della superficie di Mercurio.
Gli avvicinamenti dell’apparecchio hanno permesso di rilevare caratteristiche davvero originali come l’estrema volatilità degli elementi che evaporano alle altissime temperature superficiali. Vasti crateri si susseguono con omogeneità sull’intera crosta solcata da avvallamenti e spaccature. Ed è proprio nei crateri, in profondità, che è ipotizzabile la presenza di ghiaccio ai poli. La sostanza è contenuta nelle cavità perennemente all’ombra, una caratteristica che, insieme alle dimensioni, avvicina Mercurio alla nostra Luna. Ma è l’estrema debolezza del campo magnetico ad aver colpito gli esperti; si tratta di un’energia inferiore di ben cento volte rispetto a quella terrestre. Un altro mistero che coinvolge il pianeta è la presenza di macchie luminose sulla superfici, probabilmente dovute all’evaporazione dei materiali volatili al contatto con il vento solare.