Secondo un nuovo, recente studio pubblicato sulla rivista ‘Science’ le temperature globali potrebbero aumentare anche più del previsto. La causa? Una certa correlazione scoperta tra il riscaldamento globale e la formazione delle nuvole. Sappiamo, infatti, che non tutte le nubi si comportano allo stesso modo; sappiamo altresì che il riscaldamento causato dalle emissioni di anidride carbonica permette all’atmosfera di contenere una maggior quantità di vapore acqueo, necessario per la formazione delle nuvole. Ma esiste davvero questa correlazione nubi-aumento delle temperature globali? Ivy Tan, un laureato alla Yale University, ha deciso di esaminare la questione scoprendo che le nuvole, di fatto, non bloccano la radiazione solare sulla Terra tanto quanto in precedenza si era ipotizzato. Le nubi sono composte da gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio e questo rapporto tra i due componenti è estramente importante; “con una quantità costante di acqua all’interno della nube le gocce sferiche di liquido tendono ad essere più piccole e numerose rispetto ai cristalli di ghiaccio – riferisce Tan – di conseguenza le nuvole tendono a presentarsi maggiormente ‘dense’, in modo tale da poter riflettere una maggior quantità di luce”.
Gli studi presso l’università di Yale hanno già dimostrato, in precedenza, che alcune nuvole contengono meno gocce e cristalli di ghiaccio del previsto, ma la questione chiave tuttavia è: come cambierà questo processo quando l’atmosfera sarà più calda e conterrà, perciò, più anidride carbonica? Lo studio ha utilizzato i dati satellitari della NASA per un periodo di 79 mesi; sulla base dei risultati ottenuti Tan è giunto alla conclusione che i modelli stanno sovrastimando la crescita dei cristalli di ghiaccio; durante la simulazione, dopo le modifiche, si è scoperto che il modello (che precedentemente aveva previsto un aumento della temperatura globale di 4°C) mostra valori decisamente più elevati, anche fino a 5/5,3°C in più. “Un aumento della concentrazione di anidride carbonica si approfondirà in tutta la tropostera – prosegue Tan – aumentando quella che è l’altezza a cui si raggiunge una certa temperatura e influenzando in maniera marcata il rapporto tra le goccioline di pioggia e i cristalli di ghiaccio”.