In tempi in cui il sistema bancario è visto come il produttore di (quasi) tutti i mali, getta benzina sul fuoco la vicenda dei Panama Papers, i documenti riservati della Mossack Fonseca, passati da un informatore al quotidiano Süddeutsche Zeitung, e produttivi di polemiche ben lungi dallo spegnersi: gli undici milioni e mezzo di documenti gelosamente custoditi dallo studio legale panamense (uno dei più importanti al mondo per quanto concerne la consulenza in operazioni offshore) getta infatti ombra sulla credibilità del sistema finanziario mondiale e, in aggiunta, su decine di leader in carica (o recente carica), coinvolti a più riprese, e con ruoli ancora da definire, nel ricco plico generosamente concesso ai media.
Come rilevato dal portale di investimenti comefaretradingonline.com, con il passare delle ore, emerge tuttavia un risvolto che non potrà che determinare nuove ripercussioni: i forti legami tra il sistema bancario internazionale e il sistema offshore: tant’è che secondo l’agenzia Bloomberg all’interno dei dossier vengono citate Hsbc e Ubs, Credit Suisse, Société Générale, Royal Bank Of Scotland (peraltro, quest’ultima salvata con denaro pubblico nel 2008, e non senza polemiche). In Italia ci sono invece Ubi e Unicredit. È tuttavia la Germania il sistema creditizio citato con maggiore insistenza: da Deutsche Bank a Commerzbank (passando per altre 26 banche), tutte avrebbero fatto ricorso allo studio di Panama City, accompagnando esigenze proprie, o di diverse migliaia di privati tedeschi. Quanto basta, naturalmente, per far accendere l’attenzione delle authority locali.
La prima a muoversi, in questo senso, è stata la vigilanza bancaria della Svezia: la Fsa ha contattato le autorità lussemburghesi per poter raccogliere notizie sull’operato di Nordea, il più grande istituto del paese, e verificare se abbia o meno aiutato alcuni clienti a emigrare in paradisi fiscali. “Prendiamo la cosa estremamente sul serio” – è stato il commento, riportato sul quotidiano Il Sole 24 Ore, di un funzionario della Fsa. Simili misure sembrano partire dall’Australia alla Francia, dalla Spagna alla stessa Germania. Per quanto concerne i privati, i media non possono che disporre dell’imbarazzo della scelta. A cominciare, magari, da un nome che più volte è stato avvicinando a vicende ancor da chiarire: Leo Messi. Il fuoriclasse del Barcellona, cittadino argentino residente in Spagna, viene chiamato in causa per alcune operazioni offshore condotte mediante la consulenza della Mossack Fonseca.
Ad ogni modo, e per quanto intuibile, la sola presenza di tali nomi all’interno del listone dei Panama Papers non è sufficiente per dimostrare irregolarità di sorta. Tuttavia, in un contesto nel quale ogni elemento di scarsa chiarezza è sufficiente per determinare turbolenze di massima, quanto sopra può essere ben in grado di generare sgraditi polveroni, le cui nubi difficilmente potranno essere sgombrate in pochi giorni.