La superficie di Plutone potrebbe esser stata ricoperta per molto tempo da fiumi e laghi di azoto liquido. Mentre molti di questi bacini e fiumi sono ora completamente congelati, i ricercatori sospettano che in quelle zone, tanti anni fa, era presente azoto allo stato liquido in quantità anche piuttosto elevate. Si dice che le grandi aree piatte presenti al suo interno si sono probabilmente formate da organi ancora liquidi e le numerose ‘reti’ presenti sul terreno potrebbero essere il risultato della presenza dei suddetti fiumi di azoto. Gli astronomi ritengono che il pianeta nano abbia avuto una pressione atmosferica piuttosto alta nel momento in cui si è registrato l’aumento delle temperature; questa scoperta è stata fatta utilizzando i dati provenienti dal modello della sonda New Horizon, che si basa sulla storia del clima di Plutone e della sua pressione atmosferica. L’idea della fusione tra il ghiaccio di azoto su un corpo celeste distante dal sole circa 3.67 milioni di miglia può sembrare assurdo, ma gli scienziati credono che questo dipenda esclusivamente dalla rotazione unica del pianeta Plutone. Richard Binzel, un membo del team New Horizon, riferisce che “la maggior parte delle aree presenti su Plutone sono caratterizzate da un clima generalmente tropicale”.
Le aree climatiche sono il risultato dell’inclinazione di 23° del suo asse rispetto al Sole; c’è una zona tropicale concentrata intorno all’equatore, ove il sole passa direttamente su di essa. Ma le zone tropicali possono anche estendersi verso il nord del Pianeta, in quanto presenta un grado di inclinazione pari a 120° , così come allo stesso modo anche le zone artiche si estendono verso l’equatore. Su Plutone non ci sono quindi zone più fredde di altre perché le aree artiche si estendono fino ad ‘incrociarsi’ con i tropici. C’è da dire, tuttavia, che circa 800.000 anni fa Plutone sperimentò un clima assai estremo, quando il suo asse presentò un’inclinazione di 103°. Questo evento permise alle zone artiche di estendersi verso il basso fino a spingersi all’equatore. In questa fase i ricercatori sostengono che la pressione atmosferica sia stata anche superiore a quella di Marte e che l’azoto congelato si sarebbe fuso, dando luogo a quelle che oggi vediamo come grandi ed estese aree pianeggianti.