La superficie nevosa della Groenlandia, nel corso degli ultimi 20 anni, si è fatta via via sempre più scura, assorbendo altresì più calore dal sole e aumentando, di conseguenza, lo scioglimento dei ghiacci. E’ questa la conclusione di un nuovo studio basatosi sull’analisi di 30 anni di dati satellitari, che hanno mostrato come l’oscuramento e la fusione hanno accelerato sensibilmente questo processo. La tendenza, tuttavia, è destinata a continuare ancora e, molto probabilmente, a peggiorare; entro la fine del secolo, infatti, si potrebbe registrare una perdita di ghiaccio del 10%, per la mancanza di riflettività della superficie (effetto albedo). Questi risultati avranno sicuramente implicazioni globali, perchè il disgelo causerà non solo un aumento del livello del mare intorno alla Groenlandia, ma ne potrebbe influenzare in maniera marcata anche l’ecologia. La fuliggine, che si deposita sul ghiaccio soprattutto a causa degli incendi, sta purtroppo contribuendo a questo problema e gli scienziati sono molto preoccupati perché questo processo sta accelerando notevolmente il ritmo di scioglimento dei ghiacci groenlandesi.
Il professor Marco Tedesco, ricercatore della Columbia University, riferisce che l’oscuramento è causato dal materiale fuligginoso bloccato al di sotto della superficie della calotta di ghiaccio. Quando il ghiaccio inizia a sciogliersi durante l’estate, la polvere e la fuliggine tendono ad esporsi, oscurando la superficie nevosa incontaminata. Poi, con il tempo, i granelli tendono a divenire via via sempre più grandi perché si uniscono tra di loro. Il vecchio materiale scuro e la neve fresca granulosa diminuiscono la riflettività dello strato di ghiaccio, in particolar modo nel campo dell’infrarosso. Ciò significa che la radiazione solare viene assorbita, portando ad una fusione ancor più rapida. Questo meccanismo, col tempo, potrebbe rivelarsi disastroso.