Nel corso di una campagna oceanografica condotta da Cnr, Ingv ed Università di Firenze è stata effettuata una scoperta importante sul fondale marino nell’area del Golfo di Napoli. Si tratta di un ‘duomo lavico‘, un rigonfiamento del fondo del mare, come ufficializzato da Ingv, dal quale si verificano anche emissioni gassose, come emerge dai risultati pubblicati su Scientific Reports-Nature. E’ situato a 5 chilometri di distanza dal porto di Napoli e a 2,5 chilometri da Posillipo, come accertato dal team di ricercatori dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero e di Geoscienze e Georisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze che ha effettuato i rilievi nell’ambito della campagna Seafloor Acoustic Detection of Fluid Emissions 2014.
La struttura nota come duomo lavico è collocata a profondità variabili, comprese tra 100 e 170 metri, a metà strada tra Vesuvio e Campi Flegrei: i ricercatori, a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr, hanno inoltre accertato la presenza di almeno 35 emissioni gassose provenienti da alcuni dei 650 piccoli crateri presenti sul fondale, e riconducibili a recenti attività di degassamento. Ma come si è formato il duomo lavico nel Golfo di Napoli? come spiegato nella nota diffusa il 1 marzo 2016 la struttura, estesa su un’area di 25 chilometri quadrati, è la conseguenza di una risalita avvenuta in epoche recenti e ancora attiva, di gas originati sia nel mantello che nell’area crostale, attraverso condotti dal diametro compreso tra 50 e 200 metri. Vi è dunque una correlazione con attività vulcanica non associata a risalita diretta di magma ma che potrebbe essere il preludio alla formazione di vulcani sottomarini o esplosioni idrotermali, come verificato in altri casi analoghi nel Maro Rosso, al largo delle Canarie e in Giappone.