Aveva un diametro tra i due e gli otto metri la meteora esplosa nei cieli dell’Oceano Atlantico il sei febbraio scorso. La notizia, riportata dal sito ufficiale della Nasa, ha sorpreso gli appassionati, ma non gli esperti abituati ad eventi del genere. La meteora disintegratasi tra l’Africa ed il Sud America non ha provocato nessun tipo di danno per la lontananza dalla superficie terrestre (ben 31 chilometri di altezza) e dalle coste di entrambi i continenti. E’ stata di ben 6853 gigajoule l’energia rilasciata dall’esplosione che, in un qualsiasi centro abitato, avrebbe provocato decine di feriti.
La velocità d’impatto dell’oggetto con l’atmosfera è stata di 16 chilometri al secondo; insomma una vera e propria forza della natura capace di provocare danni equivalenti a diverse bombe atomiche. Quella del sei febbraio scorso non è stato di certo il primo avvenimento del genere. Era il 2 gennaio del 2014 quando un piccolo corpo celeste, di circa quattro chilometri, andò ad inabissarsi nelle acque dell’oceano, a poche ore dall’avvistamento da parte degli osservatori. Insomma una serie di campanelli d’allarme che seguono l’avvenimento più grave degli ultimi anni, quello del 15 febbraio del 2013, quando una meteora di quasi venti metri, esplose nei cieli di Čeljabinsk creando non pochi danni.