Le principali cause scatenanti il dolore articolare (soprattutto dolore al ginocchio e all’anca) sono di natura degenerativa (artrosi anca e ginocchio) oppure di tipo infiammatorio (l’artrite in tutte le sue forme) e questo lo sappiamo tutti. Di recente, la Federazione Europea per il trattamento del dolore, nota come Efic, ha rilevato che più del 50% della popolazione over 50 è affetta da dolori articolari. E’ una realtà in costante aumento e riguarda una patologia che, col tempo, potrebbe diventare grave e invalidante specie per le persone anziane.
L’indagine dell’Efic ha riscontrato che le donne sono le più colpite dai dolori articolari (il 22% contro il 12% di uomini), con particolare riferimento ad artrosi ed artrite. L’artrite nelle sue varie forme interessa il 3% di soggetti che hanno più di 18 anni: di questo 3%, l’1-2% riguarda la gotta, la più comune patologia infiammatoria articolare.
La terapia farmacologica dell’artrosi anca e ginocchio
I sintomi dell’artrosi anca, ginocchio e mani (le forme più diffuse) colpiscono il 15% degli adulti italiani ed oltre il 25-30% degli anziani.
L’artrosi, spesso sottovalutata e trascurata, porta spesso a dover ricorrere ad interventi per l’impianto di protesi (artroprotesi). Negli ospedali la soluzione più a ‘portata di mano’ è la chirurgia tradizionale e non tutti vengono informati di un’altra soluzione, più rapida, efficace, traumatica e rispettosa del corpo umano; la chirurgia ortopedica mini invasiva.
Quando ancora l’artrosi anca o ginocchio non è avanzata, si può ricorrere alla terapia farmacologica soltanto per alleviare i sintomi, non certo per risolverne la causa o arrestare la progressione della malattia. Il farmaco più efficace e tollerabile risulta il paracetamolo, cui seguono i FANS che, però, non sono tollerati, ad esempio, dagli anziani che assumono anticoagulanti in quanto un antinfiammatorio aumenterebbe il rischio di sanguinamento. In alternativa, si possono assumere oppioidi lievi (es. la codeina) da associare al paracetamolo a dosi minori.
Chirurgia protesica dell’anca: la protesi totale mini invasiva
Nei casi più gravi ed invalidanti di artrosi anca (coxartrosi), indipendentemente dall’età del soggetto, lo specialista nel campo più aggiornato consiglia l’intervento di chirurgia ortopedica mini invasiva per impiantare la protesi totale dell’anca (artroplastica) che sostituirà quella naturale ormai consumata per il ripristino del funzionamento articolare. Osso e cartilagine danneggiati vengono rimossi e rimpiazzati da componenti protesici.
Questa protesi è costituita da vari elementi: una testina in ceramica posta su uno stelo metallico che sostituisce la testa del femore compromesso, un cotile (coppa in metallo) che sostituisce la cartilagine consumata preventivamente rimossa, un inserto (in polietilene o ceramica) da sistemare tra la testina e il cotile per creare la superficie di scorrimento ideale. Sarà questa superficie, realizzata al meglio, a determinare il successo della protesi e dell’intervento chirurgico per risolvere l’artrosi anca.
Gran parte dei pazienti ha un’età compresa tra i 50 e gli 80 anni ma i casi sono tanti e diversi; può ricorrere all’intervento l’anziano con coxartrosi degenerativa o l’adolescente affetto da artrite giovanile.
Risultati dell’intervento di artroplastica all’anca
L’esito di un intervento di artroplastica mini invasiva è positivo e sicuro. I pazienti rilevano una forte riduzione del dolore, una funzionalità articolare ritrovata. Una protesi anca dura molti anni, seppure la durata dipenda da alcuni fattori: la protesi di una persona in sovrappeso o abituata ad attività eccessiva potrebbe durare meno di quella di un paziente che svolge una normale attività quotidiana.
Lo specialista in chirurgia ortopedica mini invasiva sconsiglia attività ad alto impatto come la corsa e può consigliare il nuoto, passeggiate, danza ed altri sport a basso impatto. I tempi di recupero completo, includendo la fase di riabilitazione (fisioterapia), vanno da 2 a 4 settimane.
Artrosi anca invalidante: i vantaggi della chirurgia mini invasiva
La chirurgia ortopedica mini invasiva con cui si impianta la protesi anca è, attualmente, la soluzione più avanzata, rapida e sicura all’artrosi anca invalidante. Perché viene chiamata mini invasiva?
Perché durante l’intervento si riducono:
- Il dolore;
- Le perdite di sangue durante e dopo l’intervento;
- L’incisione dei tessuti per accedere all’anca;
- La durata dell’operazione (40-60 minuti);
- La permanenza in ospedale ed i tempi di recupero.
Rispetto all’intervento tradizionale, con la protesi mini invasiva, oltre alla minore incisione, vengono sezionati meno tessuti e parti ossee e mantenuta buona parte del collo femorale. Tutto questo per ridurre notevolmente i rischi di lussazione e favorire una più rapida guarigione.