Il respiro dei vulcani che prelude ad imminenti eruzioni

Il “respiro” dei vulcani che prelude imminenti eruzioni nel giro di pochi mesi e/o giorni; quando il magma tende ad accendersi, muta anche la composizione dei gas emessi verso la superficie, che va fornire un’allerta per una potenziale, precoce eruzione. A dimostrarlo sono alcuni studi condotti sul vulcano dei Campi Flegrei dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia -Osservatorio Vesuviano di Napoli, che hanno oubblicato i risultati sulla rivista Nature Geoscience, in collaborazione con le università britanniche di Oxford e Durham. I ricercatori, in paticolare, si sono concentrati soprattutto sui materiali emessi durante un’eruzione vulcanica particolarmente intensa verificatasi circa 4.000 anni fa proprio ai Campi Flegrei.

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Il respiro dei vulcani che prelude ad imminenti eruzioni

Attraverso una metodologia nuova ed innovativa di indagine dei cristalli di apatite, sviluppata dagli scienziati dell’Università di Oxford, son riusciti a ricostruire l’evoluzione del magma con il passare del tempo, fino ai processi che possono poi innescare un’eruzione esplosiva. Precedenti studi avevano altresì ipotizzato che le eruzioni si generassero da un costante aumento della pressione all’interno del serbatoio magmatico presente immediatamente sotto il vulcano, in seguito ad un lento accumulo di gas in un tempo variabile che oscilla tra 10 e 100 anni. Questo lavoro  invece dimostra che le eventuali esplosioni vulcaniche possono innescarsi anche in tempi assai più brevi. Da qui nasce l’idea che la rilevazione delle condizioni sature dei gas all’interno del magma possa essere un metodo estremamente utile per il monitoraggio dei vulcani, sia quelli attivi, sia quelli quiescenti.