Gli archeologi britannici hanno concluso che 14 su 300 dei resti umani trovati nel cimitero che circonda i monumenti simbolo di Stonehenge appartengono a delle donne presumibilmente di una posizione sociale anche piuttosto elevata, mentre gli altri nove rinvenuti nelle tombe appartengono a degli uomini, anch’essi di alta classe. Questo nuovo studio, recentemente pubblicato sulla rivista British Archaeology, suggerisce quindi che la società del terzo e del quarto millennio a.C, in Gran Bretagna, rispettava la parità di genere (la parità, quindi, tra uomo e donna). A giudicare dal modo di seppellire i morti, infatti, “le donne erano prominenti esattamente come gli uomini”, riferisce l’archeologo Mike Pitts. A suo parere questo contrasta con ciò che si era sempre saputo di quei tempi, e cioè che gli uomini erano considerati molto più importanti.
E’ stato possibile identificare solo poche tombe, costituite da fori di gesso intorno al megalitico centrale dove si trovano le ossa cremate. Tuttavia la ricerca ha permesso agli studiosi di dichiarare che il cimitero intorno a Stonehenge non era riservato ai soli uomini. “In tutte le rappresentazioni artistiche di Stonehenge si possono osservare solo uomini e nessuna donna”, rivela Pitts, anche se questa recente scoperta può cambiare ora l’intera visione di questa situazione. “Molto probabilmente – conclude – intorno al terzo millennio a.C. sia le prove archeologiche sia quelle storiche hanno dimostrato che la condizione delle donne si alzava e si abbassava in modo significativo in tempi diversi durante il passato”.