Secondo l’astrofisico Jekk Cooke, della University of Technology in Australia, gli scienziati hanno ad ora pochissime informazioni circa queste nubi di gas, anche se potrebbero far luce sulla storia della formaizone delle galassie. Cook ha lavorato con un altro astrofisico per creare un metodo con cui poter indagare sulle nubi di gas che era l’elemento costitutivo delle galassie come la Via Lattea. Dopo il Big Bang svariate nuvole di gas e polveri si sono diffuse in tutto l’Universo; quando ciò è avvenuto si sono formati diversi gruppi dai quali, successivamente, si sono formate le stelle e, appunto, le galassie. Poiché la luce richiede diverso tempo per viaggiare nello spazio, gli astronomi hanno l’opportunità di osservare ciò che erano gli oggetti nelle primissime fasi della storia dell’Universo. Questo permette agli scienziati di osservare le prime nubi di gas e polveri con il sistema conosciuto come “Lyman-alfa” (il sistema delle righe di assorbimento), attraverso l’ausilio di alcune lunghezze d’onda che amplificano lo smorzamento radiativo.
Queste nubi sono i precursori delle prime galassie e gli scienziati sono stati in grado di osservare com’erano circa 11 miliardi di anni fa, a pochi miliardi di anni dopo il Big Bang. Cook e il suo team hanno utilizzato l’Osservatorio Keck nelle Hawaii e il complesso di dati ESA VLT, in Cile, per determinare la dimensione e le caratteristiche dei 10 sistemi, il che renderebbe il nuovo metodo di ricerca uno dei più innonativi degli ultimi anni. Precedentemente venne usata la luce emessa dai quasar, per studiare la composizione chimica delle nuvole; ma i quasar sono troppo piccoli e consentono di osservare solo una piccola parte della nube. Lo studio delle galassie primordiali permetterà agli astronomi di creare una mappa tridimensionale della distribuzione del gas e l’evoluzione dell’Universo.