La risposta sulle origini dell’Universo potrebbe “nascondersi” negli orologi primordiali. Questa l’ipotesi degli scienziati dell’Harvard-Smithsonian Center fot Astrophysical, che hanno proposto un modo per misurare il trascorrere del tempo risalente agli inizi dell’Universo, in modo tale da poter così determinare ciò che realmente è accaduto. Il Big Bang lasciò un bagliore residuo conosciuto con il nome di “radiazione cosmica di fondo” (CMB); mentre questo bagliore appare piuttosto uniforme, piccole variazioni si sono verificate a causa di fluttuazioni quantistiche immediatamente dopo la nascita dell’Universo, che prima si esteso e poi, successivamente, si è espanso.
In precedenti ricerche sulle origini dell’Universo, gli astronomi si sono rivolti alla CMB per cercare tracce di onde gravitazionali fin dalle prime fasi; ma adesso si cerca un nuovo approccio, qualcosa che possa spiegare uno scenario diverso. Proprio per questi gli scienziati si stanno concentrando sullo studio dell’Universo primordiale, rivelando altresì che ciò non può esser fatto senza l’uso di un “orologio primordiale“. Secondo alcuni questo nuovo metodo di ricerca è una componente della cosiddetta “teoria del tutto” e individuando gli orologi normali primordiali consentirebbe di unire la meccanica quantistica con le relatività generale, fornendo la prova del modello standard della fisica.