Una nuova, interessantissima ricerca effettuata da un gruppo di studiosi dell’Università di Firenze, mette in risalto il ruolo di primo piano delle vespe e dei calabroni nella produzione del vino. Bisogna quindi proteggere questi insetti esattamente al pari di altre specie che ci offrono servizi ecosistemici ad alta efficienza. Oltre ad impollinare le piante, infatti, calabroni e vespe mettono a disposizione dei viticoltori una serie di microrganisni necessari per le produzioni alimentari. Questa scoperta è tuttavia solo l’ultimo anello di un percorso di ricerca che va ormai avanti da numerosi anni e che ha portato, altresì, a sfatare alcuni miti e convinzioni errate riguardo al ruolo di questi insetti. Pensate, fino a qualche anno fa i lieviti necessari alla fermentazione di vino, birra e pane si credeva provenissero dalle cantine, in quanto già presenti all’interno.
Alla fine degli anni 90 gli studiosi dell’Università di Firenze scoprirono che questa teoria era, effettivamente, sbagliata. In realtà i lieviti si trovavano sugli acini rotti di uva. Tuttavia, essendo troppo pesanti, era impossibile che fossero trasportati dal vento. Fù questo il dubbio che attanagliò gli scienziati e che li spinse, pertanto, a concentrarsi su un possibile insetto “vettore”; così nel 2012, con una ricerca che venne pubblicata persino sul New York Times, scoprirono che questi lieviti viaggiavano nell’intestino di vespe e calabroni, successivamente depositati su mele, fichi e, appunto, acini d’uva. Questo risultato è stato raggiunto dopo quattro anni di studi ed osservazioni, effettuati tra la Toscana e il Trentino Alto Adige. Insomma, sembra proprio che senza questi insetti sia impossibile produrre il vino!