Segui Scienze Notizie – Era già accaduto in occasione di Charlie Hebdo e con la legalizzazione dei matrimoni gay negli Stati Uniti. I più coraggiosi e modaioli avevano cambiato avatar anche in occasione della violenta scossa di terremoto che ha colpito il Nepal il 25 Aprile, causando la morte di oltre 10.000 persone. E rieccoci qui, Venerdì 13 Novembre, giornata che passerà tristemente la storia come il giorno dell’Attentato di Parigi, l’attentato che ha minato le sicurezze di un Europa più stabile e potente nei confronti del califfato islamico dell’ISIS, eccoci qui che Facebook, cercando di “cavalcare le emozioni”, propone nuovamente il cambio dell’avatar mettendo il tricolore francese con sfondo della nostra precedente immagine del profilo.
Con l’avatar della bandiera arcobaleno lanciato poche ore dopo l’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel Nord America, ritorna la moda di cambiare avatar per “mostrare solidarietà al popolo francese”. Fermo restando che Facebook stesso aveva già dichiarato di lanciare l’avatar arcobaleno per un esperimento sociale che cavalcasse le emozioni degli utenti, trovo che sia poco saggio cambiare avatar. Molte delle persone che lo stanno facendo lo attuano per moda, per seguire la massa. Magari qualcuno tirerà fuori la scusa del “lo faccio perchè mi sento in dovere di farlo” e forse non hanno mai approfondito il discorso ISIS fino ad ora.
In parole povere, è giusto dare solidarietà alla Francia dopo l’attentato di ieri sera a Parigi, ma non è bello farlo per moda. Perchè questa è una moda, non chiamatemela solidarietà o buonismo, questi atti sono creati dal social network blu con il solo scopo di cavalcare le nostre emozioni e per invogliarci a passare sempre più tempo, sempre più tempo, fino a farci perdere la dignità e l’autenticità propria di ognuno di noi. Lo sapete poi cosa se ne farà di questi avatar? NIENTE. Tra una-due settimane spariranno e saranno sostituiti da nuovi selfie, fregandosene allegramente della tragedia in Francia, ovviamente fino al prossimo evento in cui varrà la pena cavalcare l’onda della moda e rimettere un’altra foto profilo che ci renderà “uno dei tanti del popolo di Facebook”. Ho visto gente detestare le coppie di omosessuali cambiare avatar e mettere quello arcobaleno, ho visto gente mettere l’avatar di Charlie Hebdo senza sapere perchè lo si stava facendo (Charlie Hebdo è stato un fatto che ha minato letteralmente la libertà di parola e di stampa, un episodio fortemente voluto per intimidire i giornalisti e chi con le parole ci lavora)., sto vedendo gente che si è svegliata oggi, ha saputo dell’attentato e ha cambiato foto profilo. E domani si ricomincia con i selfie, al diavolo l’ISIS ed al diavolo le questioni vere, quelle che dovrebbero distinguere l’uomo da ogni altro simile…Chiudo dicendo a tutti che con questo articolo, volutamente di critica, non volevo dare delle pecore a tutti (parte dell’articolo però è diretto a quelli che lo hanno fatto per moda, come da titolo), ho usato parole forti per un solo motivo: cambiare foto in segno di solidarietà non è un’emozione. Le emozioni vere sono altre, sono là fuori. Le emozioni vere si stanno sostituendo all’uso smodato dei social, le emozioni ora si chiamano “like, segnalazione, condivisione”, e questo, amici miei, è la fine della propria psiche, e temo che andrà sempre peggio, sempre più social, sempre più privi di emozione, sempre più vuoti. Con questo non critico il gesto di illuminare i monumenti, quello anzi è un bellissimo gesto: è un gesto fatto di emozioni. E quando mancano le vere emozioni, forse, è meglio fare silenzio.